giovedì 16 marzo 2017

Paranoia


“Ben presto sono cominciate a succedere  
cose impossibili; mi sono ritrovato in quel
tipo di universo metastatizzante di
plastilina in cui scrivo…”              
(Esegesi)1                                                                 

“-Paranoia- mormorò il dottor Sign. –La sensazione di essere guardati.-“ IN SENSO INVERSO (1965).

Se scrivere può aiutare a mettere nero su bianco le proprie paranoie, strutturandole in una materia narrativa che aiuta a distanziarsene, nel caso di Dick potrebbe sembrare al contrario che questa stessa narrazione, divenendo autonoma, si sia impossessata del proprio creatore:  “Una psicosi paranoica. Immaginare di essere il centro di un enorme sforzo collettivo di milioni di uomini e donne, che richiede miliardi di dollari e un lavoro infinito… Un universo che orbita intorno a me. Ogni molecola si muove pensando a me. Un’irradiazione di importanza che arriva… fino alle stelle. Ragle Gum. Oggetto dell’intero processo cosmico, dal principio fino all’entropia finale. Tutta la materia e lo spirito, fatti per ruotare intorno a me.” TEMPO FUORI DI SESTO (1958). In realtà Dick si compiace di far coesistere la propria immaginazione fertile di idee sempre nuove con le proprie (e altrui) ossessioni, ma sa padroneggiare entrambe non perdendo mai la coerenza interna del racconto, anche del più assurdo, e, al contempo, riuscendo a vivisezionare l’esperienza paranoide: “È la mia casa. Nessuno mi ci metterà mai fuori. Quali che siano le ragioni per per cui vorrebbero o vogliono farlo. Supponendo che ci siano dei ‘loro’ che mi stanno osservando. Paranoia. O piuttosto l’’esso’ spersonalizzato, e non ‘loro’. Qualsiasi cosa sia ciò che stanno osservando, non è umano. Non secondo il mio metro, almeno. Non ciò che io riconoscerei come umano.” SCRUTARE NEL BUIO (1973). Una sensazione, nell’essere osservati, guardati, che si può trovare fin dalle prime opere di Dick: “-C’è qualcuno, qui, che conosce ogni cosa. Il perché e il percome. Qualcosa che mi sfugge. Qualcosa di ominoso e alieno. E voi ve ne state seduti a trastullarvi.-“ LA CITTA’ SOSTITUITA (1953). E ancora, sempre nella prima produzione dickiana, nel racconto NON-O del 1958: “-Hanno sempre classificato la paranoia come malattia mentale. Ma non lo è! Non c’è una mancanza di contatto con la realtà. Al contrario, il paranoide ha un rapporto diretto con la realtà. È un empirista perfetto. Non contaminato da inibizioni etiche e morali-culturali. Il paranoide vede le cose  come realmente sono. In effetti, è l’unico individuo sano di mente.” E a proposito del racconto COLONIA del 1953 lo stesso Dick  in una nota pubblicata in occasione della ristampa del racconto, in un’antologia del 1976, scrive: “L’apoteosi della paranoia non è quando tutti sono contro di te, ma quando tutto è contro te. Non ‘il mio capo sta complottando ai miei danni’ ma ‘il telefono del mio capo sta complottando ai miei danni.’ A volte, gli oggetti sembrano possedere una volontà loro anche per una mente normale; non fanno quello che dovrebbero fare, ci si mettono fra i piedi, dimostrando una resistenza innaturale ai cambiamenti. In questa storia ho cercato di immaginare una situazione capace di spiegare in maniera razionale il bieco complotto degli oggetti contro gli esseri umani, senza allusioni a malattie mentali degli esseri umani.”


Nota 1: Philip K. Dick, Esegesi, Fanucci, Roma, 2015, p.686

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