giovedì 30 marzo 2017

Moda


“Nella società del biopotere” ci ricorda Antonio Caronia in un suo seminario su Michel Foucault: “lo Stato ha un tale potere, una tale possibilità di  intervento sui processi vitali, sui processi della vita che non si interessa più di rendere così banalmente uniforme la società”, come accadeva nella società disciplinare, “la gente può vestire come vuole, può avere anche le preferenze sessuali che vuole,  (…) perché tanto è andato più a fondo il potere, controlla un livello che prima non controllava. (…) È l’intera vita degli esseri umani come specie che diventa oggetto di una pratica di amministrazione. Si possono finalmente amministrare i geni della vita.”1 Il mondo che Dick descrive nelle sue opere è un mondo di transizione, di passaggio tra questi due diversi tipi di potere, ed è per questo che anche le più colorate descrizioni dei costumi sessuali, della moda, dei consumi ecc. non sono mai fini a se stessi, ma significano. Stanno lì a raccontare come un determinato periodo storico caratterizza le proprie forme, le proprie modalità di appartenenza a una specifica vita comunitaria.                                                                                                                   Quella che segue è una selezione di esempi riguardanti i modi del vestire: frammenti di un caleidoscopio che caratterizza l’apparente libertà di una società altamente omologata nelle sue effettive pratiche di vita.
“Così questo è il tipo su cui tutti vanno scrivendo, disse Erickson tra sé. Sembrerebbe migliore di noi altri e indossa un completo in pelle di grillotalpa marziano.” SVEGLIATEVI DORMIENTI (1963)
“La cameriera indossava le lunghe calze di fibra e la sexmicetta, che erano i due indumenti femminili maggiormente di moda in quel periodo. La sexmicetta era una tunica corta che lasciava un seno, quello destro, scoperto, e il capezzolo era elegantemente infilato in un raffinato ornamento svizzero, composto di numerosissime parti miniaturizzate; l’ornamento, che aveva la forma di una grande gomma di matita d’oro, con il suo perfetto foro centrale, suonava della musica semiclassica e brillava di una serie di luci dai diversi colori, brillanti e attraenti, che gettavano una trama luminosa sul pavimento, davanti alla cameriera, illuminandole la strada, in modo da permetterle di passare tra le affollatissime tavole del ristorante.” UTOPIA, ANDATA E RITORNO (1963)
“La sbirciò di nascosto e la trovò attraente. I suoi corti capelli color bronzo creavano un gradevole contrasto con la pelle grigio chiara. Inoltre, la ragazza aveva una delle vite più sottili che Joe avesse mai visto, che, come tutto il resto del corpo, risaltava generosamente nella camicetta e nei pantaloni di schiuma-spray permoform.” GUARITORE GALATTICO (1967)
“La porta della stanza si spalancò di colpo. –Che volo!- esclamò ansante Rachel Rosen, facendo il suo ingresso avvolta in un lungo soprabito a squame di pesce sotto cui s’intravedeva una parure identica di calzoncini e reggiseno.” MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE ELETTRICHE? (1966)
E gli svariati esempi in UBIK (1966):
“Lei ricorda questo annuncio, signor Runciter? Mostra un marito tornato a casa dal lavoro; indossa ancora la sua fascia da vita color giallo elettrico, il gonnellino a petalo, calze al ginocchio e un berretto a visiera militare.”
“Una ragazza ossuta con gli occhiali e i capelli lisci giallo-limone, vestita con un paio di bermude e una mantiglia di merletto nero, con l’aggiunta di un cappello da cow-boy.”
“Una donna più anziana, dalla pelle scura e piuttosto bella, con un paio di occhi scaltri e leggermente stravolti, che indossava un sari di seta, un obi di nylon e dei calzini troppo corti.”
“Un ragazzino adolescente dai capelli lanosi perennemente avvolto da una cinica nube di orgoglio; questo abbigliato con una camicia a fiori giganteschi e con calzoni da sci in spandex.”
“signora trentenne e mascolina dalla pelle color sabbia che sfoggiava calzoni in finta vigogna e una camicetta sulla quale era stampato un ritratto sbiadito di Lord Bertrand Russell.”
“Accanto alla finestra, infilato nei soliti eleganti pantaloni in scorza di betulla, la cintura in corda di canapa, una maglietta trasparente e un alto cappello da ferroviere in testa”
“Un uomo calvo, munito di una barbetta caprina, indicò se stesso. Portava un antiquato paio di calzoni di lamé dorato stretti ai fianchi, eppure riusciva ad apparire elegante: forse il merito ricadeva anche sui bottoni della sua camicia verdealga, grossi come uova. Trasudava a ogni modo una grande dignità, una nobiltà superiore alla media. Joe ne fu impressionato.”
“un individuo magro con la faccia seria che sedeva eretto sulla sua sedia, le mani sulle ginocchia. Indossava un costume tirolese in poliestere, copricalzoni di cuoio stile cow-boy decorati con finte stelle d’argento e teneva i lunghi capelli avvolti in una reticella. Ai piedi un paio di sandali.”
“Un giovanotto dal naso sottile, abbigliato con una maxigonna e dalla testa davvero piccola, non più grande di un melone”
“un tizio flaccido di mezz’età con i piedi enormi, i capelli impomatati e la pelle fangosa, senza contare un pomo d’Adamo particolarmente sporgente, che per l’occasione sfoggiava un abito da lavoro color culo di babbuino.”
“Panciuto, tozzo e con le gambe grosse, Stanton Mick avanzò verso di loro. Indossava calzoni da donna a mezza gamba color fucsia, pantofole in pelo di yak rosa, una camicia senza maniche in pelle di serpente e un nastro nei capelli tinti di bianco che arrivavano fino alla cintola.”
“Una persona simile a un coleottero, abbigliata con tipici indumenti del Vecchio Continente: una toga di tweed, pantofole, una sciarpa scarlatta e un berrettino rosso con elica stile anni Cinquanta.”
“Indossava calzoni alla zuava di feltro verde, calze grigie da golf, un giubbotto senza collo in pelle di tasso e un paio di scarpe senza lacci in finto cuoio”


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