giovedì 9 giugno 2016

Sessualità



“Lui le si avvicinò e fecero ciò che entrambi desideravano. La donna era ben fatta, passionale ed esperta. Nessuno dei due parlò finché Tany disse: - Oh! – e poi si rilassò.” LA FEDE DEI NOSTRI PADRI racconto del 1967. Meno prosaicamente nello stesso racconto il fare all’amore viene paragonato alla capacità di fondersi1 con l’universo e di annullare il tempo. Di ben altro tenore invece le prestazioni che “l’agenzia di ragazze da divertimento” mettono a disposizione in LOTTERIA DELLO SPAZIO (1953-4): Ted Barteley “si fece la barba, si rivestì, pagò a Lori la tariffa stabilita e rimandò la ragazza all’agenzia.” Tutto molto scarno e scialbo, eppure non privo di una certa tenerezza quando nel successivo incontro casuale tra i due, lei gli dona un portafortuna per essere stato gentile nei suoi riguardi. In E JONES CREO IL MONDO (1954) troviamo un’altra modalità di fare sesso, esibizionista e trasgressiva: “I due attori sul palco, dai corpi professionalmente agili e sinuosi, avevano cominciato a fare l’amore. L’atto veniva consumato come un rituale: era stato compiuto talmente tante volte da trasformarsi in una serie di passi di danza, privi di passione o intensità. Quasi immediatamente, mentre il ritmo saliva, l’uomo cominciò a mutare sesso. Dopo poco si trattava dei movimenti ritmici tra due donne.. Poi verso il finale, l’attrice che in un primo momento si era presentata in vesti femminili, si trasformò in un uomo. E la danza finì come era iniziata: con un uomo e una donna che facevano tranquillamente l’amore.” Però la più bella descrizione di un rapporto sessuale la troviamo in LE TRE STIMMATE DI PALMER ELDRITCH (1964) e merita una citazione più lunga del solito: “posò a terra la sua lampada e tornò da lui a braccia aperte. – Prendimi – disse. – Non qui. È troppo vicino all’entrata. - Aveva paura.  – Dove ti pare. Prendimi qui. – Gli gettò le braccia al collo. – Adesso – esclamò. – Non aspettare. – Non aspettò. Prendendola in braccio, la portò lontano dall’entrata. – Caspita – disse lei, quando la mise giù nel buio; subito ansimò, forse per il freddo improvviso che si riversò su di loro, penetrando i loro abiti pesanti che non servivano più, che in effetti erano un ostacolo al vero calore. Una delle leggi della termodinamica, pensò. Lo scambio di calore; molecole che passano tra di noi, le sue e le mie che si mescolano in… entropia? Non ancora, pensò. – Oddio – disse lei, nel buio. – T’ho fatto male? - - No, scusami. Continua. – Il freddo gli addormentava la schiena, le orecchie; scendeva dal cielo. Lo ignorò come meglio poteva, ma pensava a una coperta, a uno spesso strato di lana… strano, preoccuparsi di questo in un momento del genere. Sognò la sua morbidezza, le fibre che gli grattavano la pelle, la pesantezza. Invece dell’aria fredda, sottile, frigida, che lo faceva ansimare con grandi singulti, come fosse finita. – Stai… morendo? – chiese lei. – È  solo che non riesco a respirare. Quest’aria. -  - Povero, povero… Dio santo. Ho dimenticato come ti chiami. - - Che accidenti di situazione. - _ Barney! – Lui s’aggrappò a lei. – No! Non ti fermare! – Lei inarcò la schiena. Le batterono i denti. – Non volevo fermarmi – disse lui. Lei mugolò. Lui rise. – Ti prego, non ridere di me. - - Non ti volevo offendere. – Quindi un lungo silenzio. Poi un profondo respiro. Lei sobbalzò, galvanizzata, come sopraffatta dalla scarica di un esperimento scientifico. Gli apparteneva, pallida, dignitosa, svestita: trasformata nel sistema nervoso alto, snello e scolorito di una rana; riportata in vita da uno stimolo esterno. Vittima di una corrente che non le apparteneva, ma che comunque accettava. Lucida e reale, consenziente. Pronta da tempo infinito. – Stai bene? - - Sì – disse lei. – Sì, Barney. Certamente, benissimo. Sì! -“ E infine la più corta in MA GLI ANDROIDI SOGNANO LE PECORE ELETTRICHE? (1966) “Accidenti, vieni a letto – disse Rachael. Lui ubbidì.

  1. Voce: Fusione http://una-stanza-per-philip-k-dick.blogspot.it/2016/05/fusione.html 

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