venerdì 5 dicembre 2014

Antonello Silverini: Menzogne S.P.A.


Un mondo, una navicella, una sfera che si apre lungo la circonferenza mediante un congegno meccanico. La sua apertura rilascia una nuvola di orologi, vecchie cipolle prive di quelle catenelle che le vincolano in un qualche posto, di solito nel taschino di un provvidenziale panciotto. La navicella terrestre a forma di sferoide, a tale improbabile veicolo di terra la identificano le ruote sottostanti, ha la parte superiore spalancata come una bocca che assume le sembianze di una testa che a partire dal naso arriva a un cucuzzolo perfettamente glabro. Facile allusione alla colonia utopica che nel romanzo si chiama appunto Bocca di Balena. Come tutte le balene che si rispettino al suo interno cova il suo piccolo Giona, un piccolo ometto con berretto a forma di coppola e un binocolo in mano con cui scruta… e qui è lecito chiedersi cosa mai possa scrutare , quale orizzonte mai possa vedere, dato che la direzione della sua attenta indagine è rivolta alla parte interna della faccia/coperchio. Questo piccolo Giona, rappresentante ideale dei tanti piccoli eroi dickiani, è fissato, forse non solo nel senso di ostinato, a cercare una direzione dove non c’è direzione, nessun orizzonte ma solo uno spazio curvo, concavo in cui ogni tentativo di trovare una strada scivola via, come quegli orologi, quegli atomi di tempo che ruotando schizzano via in tutte, o meglio nessuna direzione. In uno spazio universo terrigno, marrone, ocra, giallo spento, grigio, grigio cenere, questo viaggiatore, deciso a non cedere, a non arrendersi, interroga, si interroga su quale via e la bocca di balena gli risponde: chiedi, chiedi ancora, prova, prova un’altra volta.

Venerdì 12 dicembre la copertina di "Dottor futuro"

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